Il primo a parlare di Guerrilla Marketing è stato Jay Conrad Levinson, noto autore del libro Guerrilla Marketing del 1984. È una forma di promozione pubblicitaria non convenzionale e a basso costo.
Negli anni 80, quando le TV private iniziarono a trasmettere con maggiore frequenza la pubblicità durante i programmi, nacque l’esigenza di creare grandi campagne pubblicitarie che usufruivano però, anche della carta stampata e della radio.
Per l’elevato costo delle campagne pubblicitarie, le piccole aziende non potevano essere competitive nei confronti della grande concorrenza. Levinson tramite il Guerrilla Marketing riuscì a permettere anche a chi possedeva dei budget ridotti la possibilità di introdursi nel mercato della pubblicità.
Levinson compilò una serie di regole da seguire, tutt’ora valide:
- Spiegare e spiegarsi gli obiettivi di marketing. Rispondere alla domanda “Cosa voglio che facciano i miei clienti?”
- Capire come raggiungere gli obiettivi. Descrivere i benefici che i clienti avranno dopo aver effettuato l’acquisto.
- Individuare il proprio target.
- Individuare le nicchie che vogliamo soddisfare. Più conveniente soddisfare i bisogni di un ristretto gruppo di persone, piuttosto che di un gruppo più numeroso.
- Scegliere gli strumenti di marketing finalizzati al nostro caso nostro e al nostro business.
- Tenere sempre presente l’identità del nostro brand. Non si acquistano più semplici prodotti, ma si acquistano marche. Per questo è importante che il brand abbia personalità e la trasmetta.
- Stabilire il proprio budget.
Il Guerrilla Marketing mira a target di ridotte dimensioni, ma ben identificabili. Levinson aveva ipotizzato che solo le piccole imprese avrebbero tratto beneficio da questa tecnica, ma con gli anni anche le aziende più grandi hanno iniziato a utilizzarlo nei loro piani di comunicazione nell’ottica di raggiungere target ridotti in maniera molto efficace. Le operazioni del Guerrilla oltre a raggiungere l’obiettivo prefissato devono anche generare passaparola, che è il metodo di comunicazione più incisivo. Per questo le operazioni hanno un effetto di propagazione che viene definito virale, generando così una sorta di contagio che contribuisce a diffondere la storia collegata alla campagna anche dopo che l’operazione si è conclusa.